WiMIT incontra Nicoletta Morrone
Nicoletta Morrone, da sempre appassionata di sostenibilità, ha costruito tutta la sua carriera lavorativa sui servizi di mobilità urbana sostenibile. Ha contribuito a sdoganare il concetto che i servizi di mobilità sostenibile fossero solo pubblici, lanciando ad inizio 2005 insieme a Legambiente, Car Sharing Italia, di cui era direttrice e membro del Consiglio di Amministrazione. Oggi lavora come bike sharing manager di Milano e Verona presso IGPDecaux.
Nata a Milano, studia al Politecnico, laureandosi in Architettura con una tesi sulla rivitalizzazione dei centri urbani lombardi. Nel 2001 sceglie come ambito di ricerca del suo dottorato in disegno industriale un progetto innovativo di mobilità urbana sostenibile: il car sharing. Nel 2002 cura la pubblicazione del primo studio di fattibilità del car sharing a Milano, e nel 2004 ottiene, con Lode, il suo PhD, dimostrando l’importanza di una progettazione dell’esperienza d’uso degli utenti in un servizio di sharing.
Nel 2008 diventa mamma e decide di ridurre i suoi impegni. Dal 2009 al 2015 lavora part time in Azienda Trasporti Milanesi. Dal 2016 inizia una serie di nuove sfide professionali che la portano fino ad oggi.
Il suo sogno è dimostrare che un servizio di mobilità urbana sostenibile può esserlo in tutti i sensi, anche in quello economico del termine, pur preservando le esigenze di tutti gli attori coinvolti.
È fermamente convinta che la tenacia e le flessibilità delle donne sia un valore aggiunto per qualsiasi azienda.
“La nostra capacità di accettare che le difficoltà siano uno spunto per la crescita professionale, porta noi donne del mondo dei trasporti a non darsi mai per vinte e a cercare sempre nuove opportunità e strategie di sviluppo nel lavoro che ci appassiona. ”
Nicoletta, raccontaci un po’ di te.
Fin da quando ho iniziato a studiare la sharing economy nel settore della mobilità per la mia tesi di dottorato, ho capito che questo mondo mi appassionava profondamente. Ho pensato: questo è il futuro! Non c’è bisogno di possedere un mezzo per utilizzarlo! e da lì è iniziato un percorso che si è trasformato nella mia carriera.
Non è stato semplice: alla fine del mio dottorato ho bussato a molte porte, alla ricerca di qualcuno che credesse nel mio progetto, in un modello di mobilità più efficiente, sostenibile e condiviso. In Legambiente ho trovato persone che condividevano la mia visione e insieme abbiamo iniziato a costruire qualcosa di concreto, trasformando un progetto associativo in una società che è cresciuta fino a diventare interessante per le grandi realtà della mobilità milanese. Nel 2008 Car Sharing Italia è stata venduta ad ATM.
Dopo diverse esperienze in aziende di car sharing italiane e straniere, nel 2019 ho accettato una nuova sfida, entrando in Clear Channel, società che gestiva bikeMi, il bike sharing di Milano dal 2008. Ciò che mi ha attratto è stato il modello di questo servizio: non pagato dall’Amministrazione né dai cittadini ma, attraverso gli impianti collegati al progetto, dalle aziende che veicolano la loro pubblicità nelle strade di Milano. Dal 2023 bikeMi è gestito da IGPDecaux, del gruppo francese JCDecaux, pioniere dei servizi alla città e con un’esperienza più che ventennale nei servizi di bike sharing. Come Bike Sharing Manager di bikeMi e Verona bike, ho l'obiettivo di sviluppare e migliorare il servizio, contribuendo alla diffusione di un modello di mobilità più sostenibile e accessibile.
Oggi il mio lavoro mi permette di essere parte di un cambiamento reale, che porterà a città più accessibili, intelligenti e rispettose dell’ambiente.
Ci sono molte donne nel tuo settore?
Negli ultimi anni il numero di donne nel settore della mobilità è cresciuto, ma c’è ancora molta strada da fare, soprattutto nei ruoli dirigenziali. La cosa più evidente è proprio questa: le donne sono ancora pochissime ai livelli decisionali. È un peccato, perché la mobilità è un ambito che richiede visione, innovazione e attenzione alle esigenze di tutti, e avere più donne nei posti chiave potrebbe portare ad un cambiamento positivo. È fondamentale continuare a lavorare affinché il settore diventi realmente più inclusivo anche nelle posizioni di leadership.
Quale aspetto del tuo settore pensi possa interessare altre donne ad intraprendere una carriera in esso?
Il settore della mobilità e, in particolare, della sharing mobility, è in continua evoluzione: offre opportunità di innovazione, di impatto concreto sulla società e di crescita professionale. È un ambito che connette tecnologia, sostenibilità ed esperienza utente, e penso che possa attrarre molte donne perché permette di lavorare su progetti che migliorano la vita delle persone e delle città.
C’è spazio per competenze diverse: strategia, analisi dei dati, sviluppo di nuovi modelli di business, comunicazione e tanto altro. Più donne in questo settore significano più prospettive diverse, più innovazione e maggiore attenzione alle esigenze degli utenti più deboli.
Vuoi condividere con noi un successo professionale di cui sei particolarmente fiera?
Uno dei momenti di maggiore soddisfazione è stato vedere prendere vita un progetto che inizialmente era solo un'idea. Partire da zero, convincere investitori e partner, superare ostacoli e infine vedere sempre più persone utilizzare il servizio che avevo immaginato è stato incredibile. È la conferma che, con determinazione e visione, si possono realizzare cambiamenti significativi.
Quale è stata la principale difficoltà che hai riscontrato?
Senza dubbio, il bilanciamento tra carriera e vita personale. Costruire un percorso professionale in un settore innovativo e in crescita richiede tempo, energia e dedizione, e quando è arrivata la maternità ho dovuto affrontare una delle sfide più grandi della mia vita. Trovare un equilibrio tra il desiderio di essere presente in famiglia e la voglia di continuare a costruire il mio percorso professionale non è stato semplice. È un tema che riguarda molte donne e che richiede un cambiamento culturale: più supporto, più flessibilità e un riconoscimento del valore che le donne portano sia come professioniste che come madri.
Credo che condividere queste esperienze possa aiutare altre donne a non sentirsi sole e a cercare aiuto senza vergogna, in modo da trovare soluzioni che mantengano in equilibrio le due anime di ogni donna lavoratrice.
Qual è, secondo te, il cambiamento culturale più importante per il futuro della mobilità?
Credo che il vero cambiamento passi attraverso un nuovo modo di pensare il valore delle cose. Il valore non sta in ciò che possediamo, ma in ciò che facciamo, in come usiamo le risorse e contribuiamo alla salute della collettività in cui viviamo.
La condivisione di un bene dovrebbe essere insegnata a scuola, perché è un modello che cambia il nostro rapporto con gli oggetti, inclusi quelli che usiamo per muoverci. Possedere un’auto non determina il valore di una persona, eppure per molti è ancora un simbolo di status. La vera sfida è convincere le persone che non serve avere un’auto di proprietà per spostarsi in modo efficiente, economico e sostenibile in città.
Quale consiglio daresti ad una te più giovane per affrontare al meglio il futuro professionale?
Non avere paura di non essere all’altezza. Spesso ho lasciato parlare altri perché non mi ritenevo capace di gestire una situazione complessa, che richiedeva interlocuzioni ad alto livello.
Oggi vedo in alcuni settori che le giovani donne non hanno paura di mostrarsi apertamente, di far vedere quello che valgono. È un segno di speranza, vuol dire che la società sta finalmente cambiando.
Quale, e come, è stata la tua prima interazione con WiMIT e perché hai scelto di unirti a WiMIT?
Attraverso Linkedin. Ho iniziato a conoscere le attività che queste donne intraprendenti stavano facendo nel mio settore, ho partecipato ad un evento e ho capito che era un modo per incontrare donne con la mia stessa passione ed i miei stessi problemi, ma anche per proporre progetti e suggerire nuovi modi di lavorare. Le donne devono potersi confrontare e soprattutto supportare, e WiMIT permette di farlo al meglio.
Hai un motto personale che vuoi condividere?
Sì, anche se forse sembrerà banale. Non bisogna mai smettere di sognare.
Io non sono giovane, ma credo ancora di poter cambiare il mondo.
